devoz.euc.san Josenaria Escriva cammino - GRUPPO DI PREGHIERA "I TABERNACOLI" Brescia

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"I TABERNACOLI "- Brescia -
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PENSIERI DA AMICI
LA DEVOZIONE    EUCARISTICA   DI  SAN  JOSEMARÍA  ESCRIVÁ
La gioia del Giovedì Santo: come comprendiamo "gli inni incessanti che in tutti i tempi i cristiani hanno elevato davanti all'Ostia santa!  "Celebra o lingua, il mistero del Corpo glorioso e del Sangue prezioso che il Re delle genti, nato da un seno verginale, ha sparso per il riscatto del mondo"(Inno Pangelingua).
Bisogna adorare devotamente questo Dio nascosto (cfr Adoro Te devote, inno di san Tommaso d'Aquino): è lo stesso Gesù nato da Maria Vergine, lo stesso che realmente patì e fu immolato in Croce per noi, lo stesso dal cui fianco trafitto uscirono sangue ed acqua (cfr Inno Ave Verum).
"Questo è il sacro convito, in cui Cristo è nostro cibo: si perpetua il memoriale della Sua Passione, l'anima è ricolma di grazia e a noi viene dato il pegno della gloria futura (Inno O sacro convivium).
La liturgia della Chiesa ha riassunto in queste brevi strofe i momenti culminanti della storia di ardente carità che il Signore ci dona. Il Dio della nostra fede non è un essere lontano, che contempla impassibile la sorte degli uomini: le loro fatiche, le loro lotte, le loro angosce. E' un Padre che ama i suoi figli fino al punto di inviare il Verbo, Seconda Persona della Santissima Trinità, affinché si incarni, muoia per noi e ci redima. E' lo stesso Padre affettuoso che adesso ci attrae dolcemente a sé con l'azione dello Spirito Santo che abita nei nostri cuori.
La gioia del Giovedì Santo procede da questo: dal comprendere che il Creatore si è prodigato per amore delle sue creature. Nostro Signore Gesù Cristo, come se non bastassero tutte le altre prove della sua misericordia, istituisce l'Eucarestia perché possiamo averlo sempre vicino, dal momento che Egli - per quanto ci è dato di capire - pur non abbisognando di nulla, mosso dal suo amore, non vuole fare a meno di noi. La Trinità è innamorata dell'uomo elevato all'ordine della grazia e fatto a sua immagine e somiglianza; lo ha redento dal peccato - dal peccato di Adamo, che ricadde su tutta la sua discendenza, e dai peccati personali di ciascuno - e desidera ardentemente dimorare nella nostra anima. "Se uno mi ama osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14,23)".
Il brano sopra riportato è contenuto nell'omelia "L'Eucarestia mistero di fede e d'amore" pronunciata da san Josemaría Escrivá "il 14 aprile 1960, Giovedì Santo, e contenuta nel libro “E’ Gesù che passa”- Edizioni Ares - Milano.
Come dobbiamo essere grati a san Josemaría  che in tante occasioni  ha parlato e scritto della sua  devozione eucaristica!
Ne parlava con frequenza perché la viveva con grande impegno, con grande fede. Anche negli incontri che sono stati filmati, si può constatare che san Josemaría non perdeva occasione per parlare dell'Eucarestia e della Confessione necessaria per recuperare la grazia di Dio eventualmente perduta, e accostarsi alla santa Comunione.
Parlava anche di come viveva la Santa Messa, dall'inizio alla fine, e in particolare della sua adorazione dopo la Consacrazione. A volte ci mostrava come faceva la genuflessione con calma e con raccoglimento, facendo atti di adorazione e pregando per tante persone e per tante intenzioni: per il Papa, per la Chiesa, per l'Opus Dei, per i suoi figli spirituali, per le persone che gli volevano bene ed anche per coloro che gli volevano male: per tutti, proprio tutti. Così è stato ad esempio al Castello di Urio sul lago di Como in un incontro che si è tenuto a fine mattina del 25 agosto 1973 al quale ho avuto la gioia di essere presente.
Ogni giorno celebrava con grande fede la Santa Messa ed era arrivato a dividere la giornata in due parti: una parte in preparazione alla Messa ed una parte come ringraziamento per la Messa e per aver ricevuto l'Eucarestia.
La sua devozione eucaristica si manifestava anche nella Visita al Santissimo Sacramento presente in tutti i tabernacoli.  E faceva la Visita al Santissimo Sacramento recitando per tre volte il Padre Nostro, l'Ave Maria e il Gloria, intercalati dalla giaculatoria "Sia lodato e ringraziato in ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento". Ed al termine recitava la preghiera della "Comunione spirituale" imparata sin da bambino frequentando la scuola degli Scolopi: "Vorrei Signore riceverTi con la purezza, l'umiltà e la devozione con cui Ti ricevette la Tua Santissima Madre, con lo spirito e il fervore dei Santi".  
Ho due ricordi bellissimi di benedizioni solenni a Roma nella chiesa prelatizia di Santa Maria della Pace: san Josemaría in quelle due circostanze non era l’officiante, ma presiedeva l'atto liturgico, accompagnato dal beato Álvaro del Portillo e da don Javier Echevarría che gli sono succeduti alla guida dell'Opus Dei: entrava nella chiesa prelatizia di Santa Maria della Pace con passo veloce e saliva sul presbiterio. Non appena il campanello annunciava l’arrivo del Santissimo, san Josemaría si inginocchiava. L’Ostia veniva collocata dal celebrante nell’Ostensorio e lì era rivolto lo sguardo di san Josemaría che era attratto a mo’ di calamita. Recitava il Padre Nostro, l’Ave Maria ed il Gloria non distogliendo mai lo sguardo dall’Ostia dell’Ostensorio. La sua preghiera si notava anche dal movimento delle labbra e dalla partecipazione di tutto il corpo, in particolare del volto.
Una volta ero uno dei "chierichetti" e tenevo in mano un candelabro robusto: san Josemaría era lì a due o tre metri. Un’altra volta stavo nel matroneo come semplice fedele, nella parte estrema che dava sul presbiterio a sei sette metri da san Josemaría: lì ho avuto la conferma della sua profonda pietà eucaristica, della preghiera che sgorgava dal suo cuore. Credeva realmente e con grande fede nella presenza reale di Gesù sotto le specie sacramentali
Anche quando era in viaggio e scorgeva campanili a distanza, adorava Gesù presente nel Tabernacolo delle chiese indicate dai campanili. E così in città quando vedeva una chiesa. E di notte prima di addormentarsi o nel risveglio precoce, passava in rassegna i tabernacoli dei Centri dell’Opus Dei e delle chiese che conosceva.
Possiamo sicuramente imparare da san Josemaría a vivere ogni giorno con il cuore e il pensiero rivolti al Tabernacolo, adorando anche a distanza Gesù che è lì realmente presente sotto le specie eucaristiche.
E  possiamo fare nostra, la consuetudine di una Visita quotidiana al Santissimo Sacramento, nonché la consuetudine di partecipare alla S. Messa non solo nei giorni festivi ma anche nei giorni feriali.
Milano, 12 dicembre 2021                                                                                  Roberto Zambiasi                                                                                                            
N.B. Ricordo che nella chiesa di Toscolano, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, è conservata una reliquia di san Josemaría chiesta anni fa da don Fausto Prandelli, collocata nella Cappella della Santa Croce (in alto sulla sinistra guardando il presbiterio). E ai piedi dell’altare vi sono immaginette in diverse lingue per chiedere grazie a san Josemaría. Non è difficile. Basta provare una volta. Sarà come ….. la prima di molte ciliegine.


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