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OPUS DEI

San Giuseppe nella vita di san Josemaría Escrivá

Era molto forte e costante nella sua giornata la devozione di san Josemaría verso san Giuseppe.
Lo chiamava in causa molte volte come “Padre e Signore mio”.

San Josemaría era molto grato a santa Teresa d’Avila per aver risvegliato nella Cristianità la devozione verso san Giuseppe, uomo umile e laborioso, scelto da Dio per essere il Custode di Maria e di Gesù.

Poi esultò di gioia quando san Giovanni XXIII dispose che nel canone romano della Santa Messa venisse inserito anche san Giuseppe.                                                                                                                                                                   E chissà con quanta gioia in Cielo avrà accolto la decisione di papa Francesco di inserire san Giuseppe in tutti i canoni della Santa Messa e non solo nel canone romano.

Molte volte negli incontri con famiglie o gruppi di persone, ricordava le virtù di san Giuseppe e diceva di immaginarlo come un uomo giovane, forte, laborioso, generoso, ubbidiente, scelto da Dio per un ruolo tanto eccelso quale  è l’essere lo Sposo castissimo di Maria e il padre di Gesù, padre putativo, ma non per questo con minore affetto verso Gesù, frutto del grembo di Maria per opera dello Spirito Santo.
San Giuseppe aveva insegnato a Gesu l’arte di essere un buon artigiano, a servizio dei molti abitanti di Nazaret.


I trent’anni di vita “nascosta” di Gesù non furono anni indifferenti, ma anni in cui Gesù imparò tante cose da Maria e da Giuseppe. Gesù lavorò per diversi anni, sino all’inizio della vita pubblica, in piena ubbidienza  a Giuseppe. E da Giuseppe imparò a lavorare con impegno e perfezione umana, offrendo a Dio il suo sforzo, la sua fatica e le sue gioie lavorative.                                                                                                                         Gesù si santificò anche dedicando al lavoro molte ore ogni giorno in piena sintonia con le indicazioni di san Giuseppe e in piena ubbidienza a Dio Padre.

San Josemaría scelse san Giuseppe come Patrono dell’Opus Dei, insieme alla Madonna. E affidò a san Giuseppe la protezione dell’apostolato dei fedeli dell’Opus Dei. E proprio il 19 marzo, festa di san Giuseppe, tutti i fedeli dell’Opus Dei rinnovano nel cuore il proprio impegno a essere fedeli alla vocazione ricevuta da Dio.    

Ecco un passo dell’omelia “Nella bottega di Giuseppe Sposo” che di san Josemaría pronunciò il 19 marzo  1963,  contenuta nel suo libro “E’ Gesù che passa” (Edizioni ARES):

“Giuseppe è stato, nell’ordine naturale, maestro di Gesù: ha avuto con Lui rapporti quotidiani delicati e affettuosi, e se n’è preso cura con lieta abnegazione. Tutto ciò non è forse un buon motivo per considerare questo uomo giusto, questo santo Patriarca, in cui culmina la fede dell’Antica Alleanza, come Maestro di vita interiore? La vita interiore non è altro che il rapporto assiduo e intimo con Cristo, allo scopo di identificarci con Lui. E Giuseppe saprà dirci molte cose di Gesù. Pertanto, non tralasciate mai di frequentarlo: “Andate da Giuseppe”, raccomanda la tradizione cristiana con una frase dell’Antico Testamento.                                

Maestro di vita interiore, lavoratore impegnato nel dovere quotidiano, servitore fedele di Dio in continuo rapporto con Gesù: questo è Giuseppe. “Andate da Giuseppe”. Da Giuseppe il cristiano impara che cosa significa essere di Dio ed essere pienamente inserito tra gli uomini, santificando il mondo. Frequentate Giuseppe e incontrerete Gesù. Frequentate Giuseppe e incontrerete Maria, che riempì sempre di pace la bottega di Nazaret”.


Milano, 7 marzo  2020                                                                                                                    Roberto Zambiasi











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