riflessione 30 agosto - GRUPPO DI PREGHIERA "I TABERNACOLI" Brescia

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Tempo Ordinario - XXII Domenica (Matteo) - A - 30 agosto

Per seguire Cristo è importante rinunciare ai propri progetti e ricchezze

Ger.20,7-9 /Sal.62 / Rm. 12,1-2/ Matteo 16,21-27 -

Non possiamo seguire l'ideale propostoci, se non rinunciamo a qualcosa
di nostro. Gesù spesse volte parla delle sofferenze e delle
umiliazioni, che dovrà affrontare in Gerusalemme. Sofferenza e
umiliazioni, fino alla morte in croce, per compiere la missione che il
Padre gli ha affidato, per salvare l'uomo. Ai suoi dice apertamente,
che se vogliono seguirlo, devono rinunciare ai propri progetti e
aspirazioni. Ricorda ancora che per salvare la propria anima, non
serve guadagnare il mondo intero, e non c'è nulla che possa veramente
salvare se non la propria adesione al Servo sofferente. Nessuno potrà
comprarsi il Regno dei cieli con le ricchezze di questo mondo, ma
unicamente con una viva e vera fiducia nel nome e nella persona di
Cristo.
TRACCIA DI RIFLESSIONE :

Per la vita cristiana la profezia della passione, che è spesso
menzionata nella liturgia, riveste un’importanza fondamentale. Il
messaggio di questo annientamento, che è sempre mistero, è l’evento
importante della salvezza per tutto il mondo, è sempre una lezione da
rileggere continuamente. Il successo del popolo, passa sempre
attraverso l’opera dell’amore di Dio, cioè attraverso il disastro
della croce, quel fallimento che però si apre alla vita della
risurrezione. E’ sempre per la Chiesa un messaggio di difficile
comprensione, tanto che spesso lo sfugge volentieri. Il nostro si al
Cristo lo dobbiamo saper dire sempre, nel momento della liberazione,
ma soprattutto nel momento dell’umiliazione e della minacciata
sconfitta, aggiungendo il nostro si alla propria croce. Questo nostro
si che ci rende sacerdoti e vittima è un vero atto di culto nella vita
nuova. Si legge infatti:”se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi
se stesso”. Pietro è stato investito di una missione importante nella
Chiesa, ma non è preservato dalla tentazione di protesta e disappunto
della croce. Chi vuol dunque servire e seguire Cristo deve saper
accettare la sua passione quale servo sofferente. Ma la croce non sarà
solo il destino di Cristo, ma sarà quello di ognuno di noi che voglia
essere suo discepolo. Chiamati a “perdere la vita”, e donarla a
Cristo; e quindi a rinnegarla. Fuori di questa prospettiva non c’è
possibilità di risurrezione.

Nella prima lettura il profeta Geremia si lamenta:”la parola del
Signore è diventata per me motivo di obbrobrio”. In questo lamento si
legge oggi un tentativo di rifiuto verso Dio; ma quando la sua parola
è accolta e praticata, diventa come un fuoco che brucia in noi, allora
la ribellione diventa inutile.

Nella seconda lettura Paolo ci invita ad offrirci al Signore:”offrite
i vostri corpi come sacrificio vivente”. Ogni sacrificio spirituale
dell’uomo trova qui la sua formulazione più chiara di una fede viva.
Invitati ogni giorno ad offrirci al Signore nel compiere la sua
volontà quale prolungamento del suo sacrificio salvifico.







La via della sofferenza e della croce non sembra appetibile all'uomo,
ne per se ne tanto meno si può augurare ad altri, sia pure nemici,
così possiamo scorgere dal comportamento di Pietro nei riguardi di
Gesù che annuncia ai suoi la sua dipartita da questo mondo. Noi
sappiamo che fare memoria della Pasqua è celebrare il mistero della
croce, non possiamo dimenticarlo, se vogliamo entrare con Cristo nella
vita eterna. Le Scritture ci dicono chiaramente che Dio ha scelto di
salvare condividendo in Cristo la debolezza e la miseria dell'uomo.
Gesù si presenta così segno visibile della solidarietà di Dio nei
nostri confronti; è Lui che prende su di sé i nostri peccati e si
sottomette alla sofferenza e alla morte, rinunciando a difendersi
davanti all'autorità umana che lo vuole giudicare. Ricordiamo come
prima di iniziare la sua predicazione si era sottomesso a Giovanni nel
Giordano, sebbene fosse senza peccato; e anche al demonio nel deserto
dove gli proponeva una strada di felicità e di onori, ma la sua
risposta dimostrò fedeltà e obbedienza alla volontà del Padre. Gesù si
dimostra ora severo con Pietro che non vuol capire il grande dono
dell'offerta di sè alla morte, in quanto anche lui gli ripropone la
strada facile del demonio, la strada delle attese umane, che non sono
nel progetto di Dio. Gesù appare sempre più il servo sofferente, il
servo obbediente, ma c'è anche la richiesta implicita che il discepolo
debba conformarsi e seguire il Maestro e Signore. * chi vuol essere
mio discepolo, rinneghi se stesso. La prima lettura ci presenta
Geremia che lasciando il pensiero del mondo e abbracciando il progetto
di Dio si vede emarginato e perseguitato dal suo popolo, rimanendo
però sempre fedele al Signore, per questo ne esce rafforzato nella sua
vocazione.
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