riflessione domenica XII traccia di riflessione - GRUPPO DI PREGHIERA "I TABERNACOLI" Brescia

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"I TABERNACOLI "- Brescia -
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PADRE GIOVANNI BALESTRA
Tempo Ordinario - XII Domenica (Matteo) - A

Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo.

Ger 20,10-13/Sal 68/ Rm 5,12-15/ Mt 10,26-33

Per compiere con fedeltà la missione, Gesù ricorda ai suoi che non
devono avere paura di quelli che uccidono il corpo. Suggerisce di non
avere mai timore, perchè il Padre vede e valuta ogni sofferenza.
Nell'andare in missione, bisogna superare le paure e i timori di
incontrare persecuzioni, perchè questa è garanzia per il messaggio del
Vangelo che viene portato. Con l'avvento del Regno, nessun segreto,
rimarrà tale, tutto sarà svelato. Ora ogni insegnamento ricevuto,
anche se in forza privata, deve essere annunciato apertamente a tutti.
Tutti infatti devono conoscere l'amore di Dio che vuole ogni uomo
salvo. Pertanto chi riconoscerà il Cristo, pubblicamente, sarà accolto
nei cieli, chi invece per paura, non Lo avrà voluto riconoscere, sarà
sconosciuto al Figlio dell'Uomo, perchè ha rifiutato di accogliere
l'amore.
TRACCIA di RIFLESSIONE:

1 – Sulla croce Gesù si è offerto per riparare il peccato e
l’eucarestia ci introduce in questa stessa riparazione, di cui ha così
pressante e continuo bisogno la nostra vita, tanto e sempre segnata
dal peccato che ritorna con affligente monotonia: ora è la vergogna
d’essere credenti, ora la ricerca del successo e l’esaltazione, oppure
il cedimento alla paura del Vangelo. Nell’eucarestia troviamo
espiazione e insieme forza della fedeltà e della confessione del
Cristo. Nell’eucarestia condividiamo la lode innalzata da Gesù
nell’immolazione della croce: la sua adorazione, il suo rendimento di
grazie.
Nella prima lettura il profeta non annunzia cose gradevoli. Il
messaggio di Dio nei confronti di Giuda (territorio della Palestina e
quindi del popolo) infedele all’alleanza prevede la condanna. Per
questo motivo il profeta è bersagliato e oppresso. Ma non è
sfiduciato, egli sente vicino il Signore, al quale affida oggi l’esito
della sua stessa vita. E’ un atto di fede in Dio che non abbandona chi
crede in lui. La storia di Geremia è la nostra stessa storia, è quella
di Abramo, di Maria, di Gesù, di ogni credente, per i quali Dio è una
Presenza, un Dio che si interessa del povero, cioè dell’uomo di fede.
Il povero verrà proclamato beato.
Nella seconda lettura Adamo è “figura di colui che doveva venire”,
cioè di Cristo: ma una figura contrapposta. Per causa di Adamo tutti
sono in situazione di peccato e di morte. La morte non è solo un venir
meno fisico, ma la condanna, la rimozione da parte di Dio. Anche
Cristo si pone all’inizio, ma di una situazione esattamente capovolta.
Egli sta al principio del “dono di grazia”, che si è riversato in
abbondanza su tutti gli uomini. Ogni liberazione e santità trova il
suo principio e la sua possibilità in Cristo. Il mondo di peccato è
cancellato, appare la redenzione e la grazia che scaturiscono da
Cristo. Vangelo – Ci viene ricordato una serie di detti del Signore,
che si devono imprimere nel nostro animo e che dobbiamo anche
rivelarli agli altri. Non si deve avere paura di chi uccide il corpo
ma di chi compromette tutto il nostro essere e il nostro destino
ultimo. Quindi la grande paura del discepolo di Gesù è il peccato e
chi ne è il portatore. Noi non siamo indifferenti alla provvidenza
amorosa di Dio, che veglia su di noi. Non siamo al mondo come esseri
anonimi, apparsi per caso. Dobbiamo avere il coraggio della
testimonianza e non arrossire di essere seguaci di Cristo. Allora
anche lui ci riconoscerà come suoi dinanzi al Padre.
2 - Ogni battezzato ha avuto la missione di annunciare la salvezza
portata da Cristo con la parola e la testimonianza della propria vita.
Dio ci affida un compito bello ed entusiasmante, questa missione
comporta molto spesso anche dei rischi che richiedono un grande
coraggio, lo leggiamo nelle vita dei profeti e apostoli, per non
lasciare cadere la fiducia che Dio ha posto in noi. Guardiamo allo
stesso Geremia che troviamo nella 1a lettura, suo compito è annunciare
al popolo una imminente rovina. Sarà umiliato, emarginato, allontanato
e perseguitato. La sua fedeltà diventa una conquista sofferta, ma non
si perde d'animo. Nella 2a lettura Paolo accenna alla potenza che ha
il peccato sull'uomo da quando per la disobbedienza dell'uomo stesso è
entrato nel mondo, per cui la morte ne è una conseguenza. Solo Cristo
è stato capace di affrontare il peccato e la morte uscendone
vittorioso, ciò ci permette di capire che con la sola fede in Dio e
nel Dio crocifisso giungono a noi doni ineguagliabili di vita e di
grazia. Nessun diritto umano può fermare in noi la libertà
dell'annuncio del Vangelo. Così Gesù prima di inviare i suoi a
predicare, li incoraggia perchè non si lascino scoraggiare davanti
alle difficoltà o al pericolo della morte, perchè Dio stesso veglierà
su di loro. Così diventeranno i veri costruttori della nuova umanità.
Anche noi invitati a superare il rispetto umano che spesso ci rende
complici del male, per testimoniare l'amore vero di Dio per noi. Gesù
ci rassicura che se noi perseveriamo nel suo nome, lui ci riconoscerà
davanti al Padre nei cieli.
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