riflessioni...non bastano le parole - GRUPPO DI PREGHIERA "I TABERNACOLI" Brescia

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"I TABERNACOLI "- Brescia -
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PADRE GIOVANNI BALESTRA
Tempo Ordinario - XXVI Domenica (Matteo) - A

Non bastano le parole, sono i fatti che contano -

Is 55,6-9 /sal 144 / Fil 1,20-27 / Matteo 21,28-32 -

Già il proverbio ce lo ricorda: "tra il dire e il fare..."è questo il
banco di prova dell'autenticità della vita. Gesù non chiede e non si
accontenta delle nostre parole, o buone intenzioni, vuole fatti
concreti. Il Vangelo oggi ci ricorda che la salvezza, non si ottiene
solo nel "credere" ma è soprattutto nell'agire; le opere buone sono
conseguenza necessaria della fede. Il "sì" del cristiano, deve essere
il sì della vita, con questo suo comportamento, potrà trasformare il
mondo. La parabola raccontata,ai capi del popolo, è di per sè
provocatoria; ci fa capire che il Regno dei cieli non appartiene a chi
si ritiene giusto, ma a chi, sebbene peccatore, crede il Lui e fa vita
di penitenza.
TRACCIA di RIFLESSIONE
L’esperienza del nostro vivere ci ha fatto scoprire quanto è grande il
divario fra il dire e il mare. C’è anche un detto che ce lo ricorda:
“tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. La distanza è veramente
grande, eppure spesso, quotidianamente, ci troviamo in questa continua
contrapposizione. Gesù ci chiede l’autenticità dei fatti, non si
accontenta delle nostre parole o semplici intenzioni. Il Vangelo ci
insegna che la salvezza non è solo nel “credere” è richiesta la
corrispondenza attraverso le opere buone che dicano la necessaria
conseguenza della fede che diciamo di avere, anche perché “la fede
senza le opere è morta”. Quindi è richiesto che il si della fede,
diventi subito il si della vita per poter trasformare il volto del
mondo portandovi lo spirito del Cristo. “pentitosi andò… i pubblicani
e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”. La salvezza non
appartiene a chi si crede di essere giusto, ma a coloro che pur
essendo fragili, credono a lui e fanno un cammino di penitenza. Le
buone intenzioni non contano, se non sono seguite dai fatti. Non basta
dire di sì all’esterno alla volontà di Dio e poi non compierla. Gesù
lo ricorda e, dice che i peccatori, con la fede e conversione, ci
precedono nel regno di Dio.
Nella prima lettura Ezechiele manifesta con semplicità e chiarezza
La parola che abbiamo ascoltato ci ha fatto capire che noi non siamo
migliori perchè ogni domenica ci troviamo in Chiesa, la parola ci
sprona eventualmente a dimostrare con la nostra vita e le opere la
nostra bontà nel quotidiano. Ogni volta che ci sentiamo invitati da
Dio a realizzare qualcosa nel suo nome,spesso rispondiamo: non ne ho
voglia, ma non solo con le labbra lo affermiamo, ma con la nostra
vita. Spesso spieghiamo anche il perchè del nostro no, come è successo
al giovane del Vangelo. Spesso capita, e il Vangelo ce lo ricorda,
infatti anche l'altro figlio risponda con un sì, sembra deciso, ma in
realtà dimentica subito ciò che ha pronunciato. Qui avviene un
sostanziale ribaltamento di comportamento, colui che aveva detto non
ne ho voglia, si pente, si converte e va al lavoro infrangendo così la
sua colpa, il secondo che si era pronunciato disponibile, va per i
fatti suoi. Quando Dio chiama, è perchè desidera che la sua vigna non
rimanga senza operai, la vigna ha bisogno sempre di molte cure e di
difesa e non può essere trascurata, la vigna è il popolo che ha
l’intenzione di Dio: “se l’ingiusto desiste dalla sua ingiustizia,
egli vivrà”. Così viene manifestata la responsabilità individuale di
fronte al bene o al male, i principi di solidarietà e individualità,
nel N.T., trovano compimento nella legge del Cristo, legge di
giustizia e di misericordia.

Nella seconda lettura Paolo invita la comunità ad atteggiamenti nuovi:
“abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo”. Le rivalità e la
vanagloria non sono via per una retta convivenza, è necessario un
cammino d’umiltà, il cammino del Cristo, servo obbediente. Il rispetto
e la sottomissione sono aiuto per ben operare.
bisogno di essere nutrito della Parola e dei sacramenti, di essere
consolato e difeso. La parola ascoltata ci suggerisce ancora che i
pentiti i quali ritrovano la via della giustizia saranno ricevuti ai
primi posti. Nella seconda lettura Paolo ci istruisce sul
comportamento del Figlio di Dio, il quale si è spogliato della sua
dignità in obbedienza al Padre e ha compiuto fino in fondo la sua
volontà; ora giustamente partecipa della stessa dignità e gloria.
Impariamo anche noi dal Figlio a dire sempre il nostro sì e a
corrispondervi senza tanti tentennamenti.

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