traccia di rifless. DEFUNTI - GRUPPO DI PREGHIERA "I TABERNACOLI" Brescia
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Commemorazione dei Fedeli Defunti
1 Messa: Gb. 19,1.23-27°/Sl. 26/ Rom. 5,5-11/ Gv. 6,37-40
2 Messa: Is. 25,6°.7-9/ Sl. 24/ Rom. 8,14-23/ Mt. 25,31-46
3 Messa: Sap. 3,1-9/ Sl. 41/ Apoc. 21,1-5a.6b-7/ Mt. 5,1-12
E' l'annuncio del Regno nella proclamazione delle Beatitudini.
Dobbiamo anche noi capire che non sono beati: i poveri, i
perseguitati,i calunniati e gli affamati..., certamente Dio non ci
rende più poveri di quello che già siamo. Il Signore suggerisce un
cammino di fedeltà che l'uomo può fare nel suo quotidiano
relazionandosi sempre con il Signore, "facendo tutto per il Signore",
ciò che conta è il comportamento di fede che ci permette di possedere
già il Regno. L'attività d'amore nelle nostre attività è apertura al
Regno,quando lasciando questa terra entreremo nella gioia.
TRACCIA di RIFLESSIONE
Commemoriamo i nostri fratelli defunti, non con la nostalgia di chi li
pensa perduti per sempre, ma con la speranza di chi li crede viventi
in Cristo, destinati alla risurrezione gloriosa con lui. Oggi
richiamiamo la morte nella luce della Pasqua di Cristo, della sua
morte e della sua risurrezione, fondamento della nostra speranza. Oggi
affidiamo i nostri fratelli alla misericordia di Gesù, che è morto
sulla croce per la remissione dei peccati e per la nostra
riconciliazione al Padre. Ma il ricordo dei morti è insieme
ammonimento salutare per noi che ancora viviamo: la vita passa in
fretta e le opere buone vanno compiute adesso. Poi viene il giudizio
di Dio e secondo la nostra condotta il premio o il castigo. La
dottrina della Chiesa ci insegna che i nostri defunti sono affidati
alla misericordia da Dio, attraverso Cristo ha offerto a tutti i
benefici della salvezza e con la sua morte ha dato a coloro che
soffrono e muoiono la forza di sperare della risurrezione e quindi di
raggiungerlo. Il fatto della morte che ci rattrista viene illuminato
dalla promessa di risurrezione fattaci dal Cristo: “io sono la
risurrezione e la vita, che crede in me non morrà in eterno”.
Ogni volta che celebriamo l’eucarestia realizziamo già la nostra
partecipazione alla morte e risurrezione di Cristo che illumina di
speranza la morte dei nostri cari e anche la nostra. La comunione al
corpo e al sangue di Cristo è un incontro con la forza della sua
risurrezione. “chi mangia di questo pane vivrà in eterno”. La Chiesa
oggi celebra tre Messe in suffragio dei defunti, ne vediamo insieme i
contenuti.
1 MESSA –
Nella prima lettura Giobbe manifesta la sua fede in Dio: “io so che il
mio Redentore è vivo”. Così il cristiano nonostante lo sfacelo della
morte, è sorretto dalla speranza della risurrezione, che diventa
certezza attraverso Cristo.
Nella seconda lettura Paolo ci conferma che la nostra salvezza è
attraverso Cristo: “giustificati per il sangue di Cristo saremo
salvati per mezzo di lui”. E’ solo Cristo che ci può rendere giusti
riconciliandoci con il Padre attraverso l’offerta di se stesso, ed è
lui che ci offre la certezza che saremo salvi mediante la sua vita.
Per questo motivo si apre la speranza del valore del nostro suffragio
per i defunti.
Nel vangelo Giovanni ci suggerisce che: “chi crede nel Figlio ha la
vita eterna”. Gesù ci rassicura che la vita eterna comporterà anche la
risurrezione finale dei morti. E’ questa fede che sostiene la nostra
speranza con tutti i nostri cari verso l’ultimo giorno. La volontà del
Padre che Gesù è venuto a compiere è la salvezza degli uomini. Perciò
egli raduna, li redime e li risuscita nel giorno del giudizio finale.
Ma occorre “vedere il Figlio” cioè credere in lui e accoglierlo
nell’esperienza della vita.
2 MESSA –
Nella prima lettura Isaia ci dice che è solo il Signore che:
“eliminerà la morte per sempre”. E’ il canto di gioia di coloro che
sono rimasti in vita e ora ritornano in patria – deve essere il nostro
canto di lode a Dio, ora mentre realizziamo questo cammino, perché la
morte sarà eliminata per sempre.
Nella seconda lettura Paolo ci ricorda che noi siamo in attesa della
vita nuova: “aspettiamo la redenzione del nostro corpo”. Siamo figli
di Dio, del Dio della vita, e quindi siamo eredi con Cristo dei beni
promessi nella vita futura, non possiamo dubitare o darci alla
disperazione, ma aspirare sempre la luce nuova.
Nel vangelo Matteo ci presenta l’invito del Cristo: “venite, benedetti
del Padre mio”. Il giudizio finale non deve spaventarci; sarà un
giudizio sull’amore praticato verso Dio e il prossimo, perché è questo
il più grande comandamento da praticare. Gesù sarà il giudice glorioso
di tutti gli uomini. Non si deve scindere Gesù dal nostro prossimo,
poiché sono strettamente solidali.
3 MESSA –
Il libro della Sapienza ci ricorda che la vita onesta dell’uomo è: “il
Signore li ha graditi come un olocausto”. La morte non deve
spaventarci, non è una sventura, è la prova ordinaria necessaria al
passaggio dalle cose materiali a quelle spirituali, perché i nostri
occhi possano incontrare la vera luce che è la vita.
Nella seconda lettura scopriamo la novità del messaggio del vangelo:
“non ci sarà più la morte”. Vuol dire che la vita non finisce, che la
terra non è la nostra casa, qui siamo solamente in prova, per cui
attendiamo una dimora nuova dove vivremo sempre nella gioia dei figli
di Dio.
Nel vangelo troviamo il premio alle nostre fatiche: “grande è la
vostra ricompensa nei cieli”. Le beatitudini si presentano come la via
maestra da percorrere con fedeltà, amore e obbedienza per essere in
tutto simili al Cristo. E’ il mezzo per realizzare la vera vocazione
di figli per ottenere la ricompensa che ci attende. Chi ha il coraggio
di crederci sul serio, riesce veramente nella vita, anche se non
conosce il facile successo.
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