traccia di rifless. XIII - GRUPPO DI PREGHIERA "I TABERNACOLI" Brescia
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PADRE GIOVANNI BALESTRA
Tempo Ordinario - XXXIII Domenica (Matteo) - 15 novembre
Ciascuno ha dei doni da utilizzare per il bene di tutti . Sei stato
fedele nel poco
Pr 31,10-13.19-20.30-31 /Sal 127 / 1Ts 5,1-6 / Matteo 25,14-30 -
Per provare la fedeltà e la capacità dei suoi servi, il Signore,
affida a ciascuno di essi, doni particolari perchè li investano
come fossero denaro. A ciascuno viene dato in maniera diversa, secondo
le proprie capacità, per conoscerne poi le qualità. Dal racconto si
capisce bene che chi ama si da all'opera per far fruttificare i doni
ricevuti e riesce a moltiplicarli, chi invece non ama, ma teme il
padrone perchè piuttosto esigente, non si impegna, è ozioso.
Certamente sarà diversa la ricompensa dovuta ai servi, chi avrà
collaborato, riceverà la lode e il premio, chi invece avrà oziato,
riceverà il rimprovero e la punizione. Ognuno riceve doni diversi per
la crescita della comunità in cui vive, ognuno parteciperà con quella
fede che avrà maturato e con altrettanto amore.
TRACCIA di RIFLESSIONE
Ciascuno di noi dovrà rispondere di come avrà saputo trafficare i
talenti ricevuti, è una grande responsabilità che richiede una
vigilanza attenta. Il cristiano pertanto è uomo che agisce attraverso
i doni ricevuti dal Signore e non può permettersi di sonnecchiare. La
parabola è pertanto un invito all’impegno, al lavoro. Tanti e diversi
sono i doni del Signore che esigono la verifica del nostro
comportamento. Egli ci chiede che la prudenza sia sempre un calcolo
del rischio, un impegno simile a quello della persona forte e perfetta
sempre in attesa del regno. Pertanto ogni nostro servizio deve essere
attuato nella gioia senza cercare una nostra soddisfazione ma solo per
la lode di Dio. Saremo giudicati in base allo sforzo con il quale
avremo messo a frutto i doni di Dio. Non tanto verranno valutati i
risultati in assoluto, poiché i doni di Dio sono diversamente
distribuiti. La fedeltà laboriosa costituirà la base del giudizio,
mentre sarà condannata la pigrizia, non importa quanto si produce, ma
come si produce, con quale animo generoso.
Nella prima lettura dal libro dei Proverbi emerge la figura della
perfezione: “la donna perfetta lavora volentieri con le sue mani”.
Questo elogio è l’esaltazione dei valori umani e familiari;
laboriosità, amore verso i bisognosi, donazione alla famiglia, timore
di Dio e saggezza nel linguaggio.
Nella seconda lettura Paolo ci invita ancora alla vigilanza: “come un
ladro di notte, così verrà il giorno del Signore”. E’ la risposta
semplice e lapidaria che l’apostolo offre alla comunità che lo
interroga sul momento della venuta gloriosa del Signore. Questa
immagine del ladro è efficacissima, per invitarci ad essere attenti e
sobri nell’attesa, per non lasciarci andare in gozzoviglie , motivo di
pigrizia e sbandamento.
Questa parabola è conosciuta, il talento come sappiamo è una misura di
peso, ma vuol anche dire qualità- doti- ingegno e capacità che noi
possiamo possedere ed esercitare. Ora Dio da a ciascuno di noi doni da
far fruttificare, quindi non è soltanto il ricevere che conta, quanto
la responsabilità nel gestirli e anche al tempo che abbiamo a
disposizione per questo utilizzo. Il Regno di Dio, oltre che essere un
dono è altresì un compito ben preciso che ci viene affidato, la
mancanza d'impegno da parte del servo infingardo viene punita come un
oltraggio pesante. San Paolo sprona i cristiani di Tessalonica a
impegnarsi nei propri doveri della vita nuova, perchè tutti dovremo
renderne conto. Il fatto di essere partecipi dei figli della luce,
comporta il dovere di operare ma con gusto,nelle fedeltà e anche
ordinatamente. La prima lettura ci presenta la figura della donna
perfetta, essa non perde il suo tempo inutilmente in chiacchiere, ma
lavora volentieri, tiene in ordine la casa, provvede il necessario
alla famiglia e anche è attenta alle necessità dei poveri. Il Signore
ha provveduto grandi doni anche per noi e per la crescita della
comunità, ciascuno quindi è responsabile dell'edificazione della
comunità, perchè corrisponda sempre più al progetto di Dio. Se i
talenti sono un capitale nelle nostre mani, ogni capitale deve dare i
suoi frutti se ben investito, un capitale infruttuoso è sprecato. Il
Vangelo ci suggerisce che il custodire o nascondere i nostri doni è
danno e condanna; se non facciamo dono della nostra fede, della
speranza che è in noi, del nostro amore agli altri, quel poco che ci
sembrerà di aver custodito, rischiamo anche di perderlo. Il Vangelo
condanna la presunzione di chi si crede autosufficiente e che tutto è
merito suo sia pure la neghittosità e la passività di chi seppellisce
i talenti ricevuti.
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