traccia di rifless.solennità CRISTO RE - GRUPPO DI PREGHIERA "I TABERNACOLI" Brescia
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PADRE GIOVANNI BALESTRA
Solennità di Cristo, Re dell'universo-ULTIMA Domenica dell'Anno Liturgico-
Ez 34,11-12.15-17/Sal 22 /1Cor 15,20-26.28/ Matteo 25,31-46 -
Celebriamo la festa del Signore e lo proclamiamo "Re dell'universo". A
lui il compito del giudicare. Spesso troviamo nel Vangelo: "non sono
venuto per giudicare, ma per salvare". Ora certamente terminata la
missione e tornando nella sua gloria, riprende il suo ruolo di
Signore, sedendo alla destra del Padre. Lui è "l'Alfa e l'Omega" cioè
il principio di tutto e il termine d'ogni cosa, a Lui spetta il
compito del giudicare. Sarà giudicato il nostro modo d'aver amato,
troviamo infatti queste parole d'accoglienza: "venite benedetti" se
avremo amato veramente, oppure "via da me...", per la nostra mancanza
d'amore. Sarà certamente un giudizio di misericordia, in quanto il
Signore, conosce la nostra fragilità, e sarà un Padre che accoglie
sempre un suo figlio disperato e debole, bisognoso del suo perdono.
TRACCIA di RIFLESSIONE
– A chiusura dell’anno liturgico domina la figura della regalità del
Cristo, re dell’universo. Non è un re politico, Cristo non vuol
dominare sul mondo, tanto meno ha dato alla Chiesa questo potere, ma
lui è il ricapitolatore di tutte le cose che gli appartengono da
sempre. E’ un regno che si apre alle aspirazioni dell’uomo, alla
libertà, all’allontanamento dal peccato, dalla sofferenza, dalla morte
e da ogni povertà e ingiustizia. E’ un regno dove l’uomo deve saper
esercitare il dominio sull’universo che Dio gli ha affidato. E’ un
regno dove il giudizio comporterà la capacità dell’amore praticato
come Cristo e nel suo nome ci dice il vangelo di Matteo: “il Signore
si siederà sul trono della sua gloria”. Quindi è l’amore l’oggetto
principale del giudizio, un amore che ha saputo dare al Signore quella
giusta attenzione che poi si è mostrata di conseguenza verso il
prossimo, perché non posso amare Dio che non vedo se non amo il
fratello che vedo, lui è sua immagine. Gesù sarà il giudice, si
rivelerà la sua signoria che è già in opera, e il giudizio verterà sul
rapporto che si sarà avuto nei suoi confronti, sarà necessario in base
a quello che avremo fatto a lui, nella sembianza dei poveri, nei
piccoli che egli chiama suoi fratelli. Sull’interesse per gli altri
Gesù giudicherà linteresse verso di lui, così ci sarà l’apertura al
regno o la maledizione e l’esclusione. Non possiamo scindere Gesù dal
nostro prossimo, poiché sono strettamente solidali.
Nella prima lettura Ezechiele presenta l’attenzione nel giudizio da
parte di Dio: “voi siete mio gregge: io giudicherò fra pecora e
pecora”.
Se Dio è pastore, come è invocato e pregato, se si prende cura di
ciascuna sua creatura, certamente le conoscerà a fondo e potrà
giudicarle nella verità.
Nella seconda lettura Paolo ci conferma che tutto si compirà per mezzo
del Cristo: “Cristo consegnerà il regno a Dio padre, perché Dio sia
tutto in tutti”. Questa regalità scaturisce in modo particolare dalla
sua risurrezione che è una “primizia” e di conseguenza ci sarà un
raccolto abbondante, cioè la nostra risurrezione. Lui si è conquistato
il regno perché ha vinto sulla morte e dovrà sconfiggere anche in noi
questo ultimo nemico per realizzare la pienezza del regno.
Gesù è il Re dell'universo: ma la sua regalità silenziosamente,
misteriosamente si va costruendo ogni giorno con la grazia che libera
le creature dalla schiavitù del peccato e le unisce a Lui in
obbedienza gioiosa. L'origine di questa regalità non è data dalle
potenze del mondo, ma dal suo sacrificio in croce. Al termine del
tempo, lui eserciterà il suo potere regale, giudicando tutte le genti.
Un giudizio, però, basato sull'amore, come sull'amore è fondato il suo
Regno. Soltanto chi avrà rifiutato l'amore sarà escluso dal Regno di
Dio Padre. La prima lettura e il salmo evidenziano in maniera
particolare la misericordia divina attraverso la figura del Buon
Pastore che raduna le sue pecore disperse e cura quelle ferite, prima
di condurre ai pascoli erbosi dove regna la vita senza fine. In questa
maniera si presenta la visione del Regno consegnato da Cristo al Padre
dopo la sofferta vittoria sui nemici (peccato e morte) con la
definitiva sottomissione di ogni cosa a Dio, compresa tutta l'umanità,
dopo le prove della vita, che si presenterà al cospetto del Re per
essere giudicata. Il verdetto inappellabile, pronunciato in base alla
carità vissuta, segnerà la definitiva linea di demarcazione che
assegnerà ai buoni "l'eredità" del Regno in quanto hanno visto in ogni
bisognoso la realtà del Risorto. L'egoistica indifferenza dei cattivi
verrà severamente punita come abbiamo sentito nel Vangelo. Gesù sarà
il giudice glorioso di tutti gli uomini. La sua signoria opera
nell'umiltà del servizio verso i piccoli, i poveri, gli ammalati e gli
esclusi. La sua parola avvicina tutti i credenti e coloro che non
conoscevano ancora Dio. Alcune volte la sua opera di evangelizzazione
sembra compromessa dal nostro negativo comportamento, ma il giudizio
che subiremo sarà a riguardo di quello che noi avremo fatto a Lui,
nella sembianza dei piccoli, bisognosi, che lui chiama "miei
fratelli".
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