traccia di riflessione - GRUPPO DI PREGHIERA "I TABERNACOLI" Brescia
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PADRE GIOVANNI BALESTRA
i capi del popolo vogliono mettere Gesù in difficoltà -
Is 45,4-6/Sal 95 /1Ts 1,1-5 / Matteo 22,34-40
Spesso i capi del popolo sono messi a tacere dalla dottrina di Gesù.
Pertanto tante volte si organizzano per tendere tranelli al Maestro.
La domanda sibillina che troviamo oggi è se ritiene giusto pagare il
tributo a Cesare. Gesù non fa grandi discussioni sull'argomento,
chiede soltanto di mostrargli una moneta e domanda di chi è l'effige
rappresentata sopra. Saputo che appartiene a Cesare, risponde
semplicemente: "date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quel che
è di Dio" Così chi voleva mettere in imbarazzo il Maestro, si è
trovato a sua volta in difficoltà. Non si può lodare Dio unicamente
con la bocca, per piegarsi a Cesare fino a rovinarsi la vita. Spesso
anche noi siamo indotti a pretendere dal Signore ciò che poi non è
giova per la nostra vita.
TRACCIA di RIFLESSIONE
Attraverso il Vangelo, riusciamo a capire quali possono e devono
essere i rapporti tra il mondo, l’autorità e il cristiano. Grande è la
lealtà dimostrata da Gesù verso l’autorità civile, autorità affidata
dal popolo per un retto uso della giustizia e del bene pubblico.
Certamente possiamo capire che il culto è offerto solamente a Dio e
non all’uomo che detiene il potere di servizio, a lui rispetto e
obbedienza quando agisce conformemente al bene comune e secondo le
giuste leggi. Gesù infatti è molto chiaro nella sua risposta: “rendete
a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.
All’insidiosa domanda Gesù risponde con una frase che può essere
provocatoria, in quanto l’autorità romana aveva preso il posto della
divinità, la sua risposta non è quindi ne scappatoia o opposizione, ma
solamente affermazione di autonomia delle due autorità. Sappiamo tutti
e conosciamo che l’autorità di Dio avrà sempre la precedenza. Gesù non
elabora una teoria politica, ma con la franchezza che lo distingue e
che non manca di sorprendere, se riconosce il debito a Cesare,
dichiara ugualmente che va dato a Dio quello che è di Dio. Ora tutto è
di Dio, da qui la necessità di accogliere il Vangelo.
Nella prima lettura attraverso Isaia scopriamo come Dio si serva di
estranei per ricostruire il suo popolo: “ho preso Ciro per la destra,
per abbattere davanti a lui le nazioni”. A questo straniero chiamato a
costruire il tempio e la città distrutta, vengono dati i titoli
riservati al Messia, quali: pastore, messia ed eletto. Dio è libero e
padrone nelle sue scelte.
Nella seconda lettura Paolo sottolinea che il primato di Dio su tutto
e le qualità delle tre virtù teologali che sono praticate nella
comunità dei Tessalonicesi: “memori della vostra fede, della carità e
della speranza”. La viva risposta nella vita quotidiana della
comunità, obbliga l’apostolo e i suoi collaboratori, ad un vivo
ricordo di lode e ringraziamento a Dio per questo esempio di fedeltà.
Nella prima lettura leggiamo che Dio si serve di un re pagano (Ciro)
per realizzare il suo piano di liberazione del popolo d'Israele
deportato in Babilonia, tramite lui gli ridona la libertà. Dio si
serve di tutti gli uomini, è libero in tutto per realizzare i suoi
progetti, spesso vediamo come coloro che non credono operino meglio
dei credenti. E' importante non leggere la storia solamente con
criteri umani, ma anche con quelli di fede. DATE a CESARE...Gesù
risponde così con una battuta lapidaria a coloro che volevano
incastrarlo. Certamente se noi vogliamo o pretendiamo dei servizi
dallo Stato, dobbiamo pagargli il tributo: così in questo caso lo
Stato ha diritto di pretendere e nello stesso tempo ha il dovere di
provvedere. DATE a DIO... così sappiamo che oltre e anzi prima
dobbiamo dare culto a Dio, che è l'unico Assoluto. Lo Stato non può
assolvere a tutto, e non può ergersi a valore assoluto, ne può
sostituirsi alla coscienza dell'uomo. Dobbiamo notare l'adulazione che
viene preposta alla domanda: "Sappiamo che sei veritiero e insegni le
vie di Dio..."= anche se poi non credono a quello che dicono, non
potevano però fare un elogio migliore su Gesù. Ma Gesù conosce la loro
malizia, e conosce anche la nostra in certe nostre preghiere...Si fa
mostrare una moneta del tributo...Gesù sa di moneta anche noi siamo
fatti...Gesù ci fa capire che l'immagine sulla moneta appartiene
all'imperatore, ma ci dice anche che l'uomo è immagine di Dio e gli
appartiene. In questo caso, anche se a distanza, ricorda a Cesare che
anche lui deve "Rendere a Dio quello che è di Dio" In ultimo c'è anche
l'invito ad accogliere il Regno di Dio che sta inaugurando, un regno
non politico ma spirituale che mira a cambiare dal di dentro il cuore
di ogni uomo.
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